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Monitore fitosanitario

Anno 2011

A cura del Laboratorio Fitopatologico Regionale

Di seguito vengono descritte le principali avversità che nell’arco di quest’anno hanno creato problemi all’agricoltura in Campania.

Per la prima volta viene individuata la presenza certa del fitoplasma responsabile della Flavescenza dorata della vite nell’isola di Ischia ed in particolare nel comune di Forio. Si è per questo provveduto a individuare e circoscrivere l’areale colpito attraverso un monitoraggio puntuale dei vitigni sospetti, realizzato dall’ispettore fitosanitario dello STAPA CePICA di Napoli, da cui sono stati tempestivamente prelevati dei campioni e poi analizzati presso il Laboratorio fitopatologico e le strutture convenzionate; inoltre è stata controllata la presenza del vettore, lo scafoideo, con l’uso delle trappole cromotropiche.

Durante i primi mesi dell’anno in un giardino privato in penisola Sorrentina, tronchi di palma si sono collassati su se stessi con schianti improvvisi di porzioni di stipite. Alcuni campioni con sintomi visibili di marciume sono stati prelevati ed esaminati in laboratorio. Le tecniche realizzate sono state: l’osservazione allo stereomicroscopio, l’induzione alla sporulazione dell’agente fungino da materiale vegetale infetto posto a incubare, l’ isolamento in coltura su substrati semiselettivi e l’identificazione microscopica dell’agente eziologico. L’esito delle analisi ha evidenziato la presenza del fungo Ascomycota Thielaviopsis paradoxa agente del marciume dello stipite su palme.

La presenza di questo agente, non ancora segnalato in Campania, aggrava sicuramente le condizioni del patrimonio di palme presente sul territorio, dopo gli ingenti danni indotti dal parassita Curculionide Rhynchophorus ferrugineus; inoltre la gravità consiste anche nella possibilità di aumento del rischio improvviso di cedimenti di stipiti, che potrebbero causare seri danni a cose e a persone.

In penisola Sorrentina nel periodo primaverile – estivo,  è stata osservata sull'ecotipo di pomodoro Sorrentino, coltivato in apprestamenti protetti, la sindrome definita dagli stessi agricoltori cima nera. Tale sindrome, già presente da qualche anno su pomodoro in questo areale, è causata dal virus della screziatura della parietaria (Parietaria mottle virus, PMoV) e si manifesta con: striature necrotiche sul fusto, anelli necrotici suberosi e/o rugginosi sulle bacche, imbrunimento fasci vascolari, anche delle bacche e progressivo disseccamento della cima.

In particolare, durante il periodo primaverile-estivo del 2011, sui campioni prelevati dai tecnici regionali nell'areale sorrentino è stata identificato un complesso virale composto dal virus del mosaico del pomodoro (ToMV), il virus dell' avvizzimento maculato del pomodoro (TSWV) e il virus della screziatura della parietaria (PMoV). Tali campioni presentavano inoltre sulle foglie malformazioni e mosaico di intensità variabile, probabilmente indotti dall'associazione virale.

In primavera sono stati notati disseccamenti a carico della chioma di numerose piante di leccio, alloro e viburno nella zona del parco Gussone di Portici e poi nel parco di Capodimonte a Napoli. L’esame visivo, effettuato dal prof. Garonna del Dipartimento di Entomologia e Zoologia agraria dell’Università di Portici, ha determinato la presenza di fori e gallerie in rametti a piccolo diametro che ospitavano tutti gli stadi del coleottero scolitide identificato come Xylosandrus compactus. Tale insetto non era ancora stato segnalato in tutto il territorio italiano.

Forti danni sulle composite nella Piana del Sele sono stati causati dal fungo Marsonnina panattoniana. Questo patogeno provoca danni su lattuga, indivia, cicoria e radicchio. La malattia si manifesta sulle foglie più esterne, soprattutto su quelle che toccano il terreno, con numerose piccole macchie circolari del diametro di pochi millimetri, brune ai margini e di colore giallo al centro, nonché sulle coste fogliari con tacche allungate grigie con bordo scuro. I tessuti fogliari colpiti necrotizzano e si lacerano, per cui il lembo viene interessato da numerose perforazioni. Le foglie maggiormente colpite si deformano e, in presenza di elevata umidità, vengono poi invase dalla botrite o da marciumi batterici. Maggiormente interessate dalle infezioni sono le coltivazioni troppo fitte. Il fungo si conserva sui residui colturali infetti e sui semi. Le infezioni avvengono ad opera dei conidi che, germinando, originano un micelio che rimane coperto dall’epidermide e le cui fruttificazioni conidiche (acervuli) erompono dall’epidermide stessa liberando conidi che, trasportati dal vento o veicolati dagli schizzi di pioggia, originano nuove infezioni. La malattia si sviluppa soprattutto all’inizio dell’autunno, favorita da temperature ottimali intorno ai 20°C.

Durante il periodo estivo, un campo di calcio del salernitano manifestava i seguenti danni: il prato visto nella sua estensione presentava zolle erbose ingiallite disposte a macchia, le piantine esaminate nei dettagli apparivano clorotiche, mentre l'apparato radicale era costituito da diverse aree necrotiche. Il prato era composto da erbe appartenenti alla famiglia delle Graminaceae, in particolare le essenze vegetali erano Poa pratensis, Festuca sativa e Lolium perenne. Sul campione in primis è stata effettuata l'analisi fitopatologica che ha dato esito negativo, invece è risultato positivo il controllo per la presenza dei nematodi fitoparassiti. Dai vari campionamenti effettuati in diversi punti del campo, sono stati individuati diversi generi di nematodi fitoparassiti, di seguito indicati in ordine alla maggiore carica presente in 100 gr di terreno: Tylenchus spp., Pratylenchus spp., Paratylenchus spp., Helicotylenchus spp. e Meloidogyne spp. La problematica delle malattie dei tappeti erbosi causate dai nematodi in Italia è poco affrontata, mentre già dal 1960 diversi studi sono stati fatti prima negli USA e in seguito nel Regno Unito, per il fatto che in questi paesi sono molto diffusi i prati su cui si esercitano gli sport all’aria aperta. Il prato costituisce una comunità di specie vegetali erbacee e perenni, di graminacee e leguminose e lo si può ottenere sia con la semina sia con il trapianto di zolle di tappeto erboso maturo, che viene precostituito in appositi vivai e che andrà poi a coprire una determinata superficie di terreno. Un tappeto erboso di buona qualità deve avere zolle prive di infestanti, insetti, malattie e di nematodi fitoparassiti e la certezza la si può avere solo praticando l’analisi nematologica. Nel caso di controllo positivo è possibile conoscere i nematodi che causano il disseccamento del prato per intervenire con la cura. Vi sono diversi generi di nematodi fitoparassiti che attaccano i prati e con il loro apparato boccale provocano gravi danni alle radici delle piantine. Le radici nella pianta rappresentano l'organo di assimilazione di acqua e nutrienti dal terreno, quindi se sono daneggiate la pianta si presenta con ridotto sviluppo vegetativo, clorotica e infine necrotica. Ecco perchè un prato che si presenta con ampie aree di erba ingiallita può orientare anche verso una ipotesi di danno nematologico.

Il controllo degli impatti delle specie invasive sugli ecosistemi e sulle coltivazioni rappresenta uno dei compiti assegnati ai Servizi Fitosanitari, (come recita il D. Lgs. 214 del 19/08/2005) che per corrispondere a ciò debbono mettere in atto tutte le misure di sorveglianza e protezione al fine di tutelare il territorio UE dall'introduzione e l'espansione incontrollata di organismi nocivi ai vegetali e/o ai loro prodotti.

Secondo la definizione della Convenzione Internazionale della Biodiversità (CBD), sono considerate specie esotiche invasive qualsiasi specie alloctona, pianta, animale od altro agente nocivo introdotta dall'esterno in un nuovo territorio che, potrebbe sopravvivere e conseguentemente riprodursi e la cui introduzione e diffusione minaccia la biodiversità.

Tra gli organismi nocivi di natura vegetale di recente introduzione nel territorio campano figurano la Lattuga d'acqua (Pistia stratiotes) ed il Giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), due macrofite di acque dolci, la cui presenza rappresenta un reale fattore di minaccia per la stabilità degli ecosistemi.

Al fine di ottenere una migliore conoscenza delle entità vegetali alloctone presenti nella nostra Regione, a partire dal 2010 è stato avviato il Progetto Aliene della Regione Campania (PARC) che prevede la fattiva collaborazione tra il nostro Servizio Fitosanitario e l'Università Federico II.

Per entrambe le specie oltre a realizzare monitoraggi mirati sull'intero territorio campano, si conta di avviare esperimenti di laboratorio volti a testare l’efficacia di agenti di bio-controllo utili al contrasto nonché a pianificare interventi di contenimento e/o eradicazione delle specie predette.