Servizio Fitosanitario Regionale

Cocciniglia greca - Marchalina hellenica


PSTVd

Descrizione e biologia

La Marchalina hellenica è originaria delle isole greche dell'Egeo, donde sia il nome specifico, sia il nome volgare di Cocciniglia greca, ed è diffusa in molte isole e regioni del Mediterraneo orientale (Grecia e Turchia in primis). La sua introduzione sull'isola d'Ischia (unica località italiana dove, al momento, se ne riscontra la presenza) è dovuta, con ogni probabilità, allo studioso tedesco P. Buchner che negli anni '60, nel corso dei suoi lunghi soggiorni ischitani, condusse proprio sulla M. hellenica approfonditi studi sull'endosimbiosi delle cocciniglie. La prima segnalazione ufficiale su pino ad Ischia risale al 1984 (Tranfaglia e Tremblay) e in seguito, nel volgere di pochi anni, da pochi ed isolati focolai si è diffusa estesamente, insediandosi su moltissime piante di pino dell'isola.

I pini maggiormente colonizzati sono soprattutto quelli ubicati nel territorio del Comune capoluogo dell'isola d'Ischia (sia nella zona “Porto” che in quella “Ponte”), luogo della sua prima introduzione, sebbene non manchino anche in altri Comuni isolani alcuni isolati focolai, situati spesso in prossimità di aree adibite a parcheggio, poiché proprio gli autoveicoli costituiscono il mezzo di disseminazione più frequente sulle lunghe distanze per questo temibilissimo fitofago.

Questa specie è tipicamente infeudata al genere Pinus e nel suo ambito la specie più suscettibile sembra essere il Pino domestico ( Pinus pinea), sebbene sia nei luoghi d'origine che ad Ischia non siano infrequenti anche le infestazioni a carico di altri Pini, quali il Pino d'Aleppo ( Pinus halepensis) ed il Pino bruzio (Pinus brutia). Talvolta la presenza della Marchalina è stata notata anche su piante di Acanto (Acanthus mollis) e su altre piante erbacee tipiche della macchia mediterranea; tuttavia sembra quasi assolutamente certo che su tali essenze questo fitofago non svolga alcuna azione parassitaria, ma vi si ritrovi solo per un effetto “deriva”, cioè essendoci caduto accidentalmente dalle chiome soprastanti dei pini, per effetto del vento. Inoltre, non è da escludere che alcuni imbrattamenti da sostanze cerose e fioccose rinvenuti sulle suddette essenze erbacee ed ascritti alla M. hellenica, siano in realtà prodotti dal cicadellide Metcalfa pruinosa , di cui, invece, è nota l'estrema polifagia.

Dal punto di vista tassonomico la Marchalina hellenica è un omottero, facente parte, in particolare, del gruppo dei coccidi margarodidi. Il ciclo di sviluppo comprende tre fasi giovanili (neanide di I, II e III età) che precedono quello di femmina adulta, la quale attraversa un periodo di preovideposizione, che dura circa 10-15 giorni. Le dimensioni della femmina adulta sono comprese tra i 7 e gli 11 mm di lunghezza e tra i 3 ed i 5 mm di larghezza. Il corpo ha forma ovale – allungata, è di colore giallo più o meno intenso ed è ricoperto da un'abbondante e fitta secrezione cerosa, di consistenza fioccosa e di colore biancastro. L'addome, in fase di ovideposizione, è molto ingrossato e l'apparato boccale, sempre della femmina adulta, è in buona parte atrofizzato. Nell'isola d'Ischia la M. hellenica presenta unciclo monovoltino e le relative popolazioni sono tutte partenogenetiche, non essendo mai stato rinvenuto il maschio (che, peraltro, è stato segnalato solo rarissimamente in Grecia).

Questo insetto, protetto dalle sue secrezioni cerose, sverna sui fusti e sulle grosse branche degli stessi pini attaccati, localizzandosi sotto le placche di ritidoma e/o tra le anfrattuosità della corteccia. Lo svernamento, che ha luogo nello stadio di neanide di III età, comincia verso fine ottobre – inizio novembre e si protrae generalmente fino ai primi giorni di marzo, quando, con i primi tepori primaverili, comincia la terza muta ed appaiono le femmine adulte. L'attività di ovideposizione dura circa 4-5 settimane ed alla fine di essa la femmina che ha ovideposto muore. Le prime neanidi appaiono ai primi di maggio e la fuoriuscita di esse si protrae per tutto il corso di tale mese.  Queste ultime, dopo un certo periodo di spostamenti attivi per raggiungere il sito ritenuto più idoneo all'alimentazione, in genere posto in luoghi più o meno riparati delle chiome dei pini, si fissano e cominciano un'intensa produzione di melata che dura per tutta l'estate e l'inizio dell'autunno.

Solo a fine agosto avviene il passaggio al secondo stadio femminile, che dura circa 40-60 giorni, poiché in ottobre - novembre, a secondo dell'andamento stagionale, ha luogo la comparsa delle neanidi di III età, che, come già detto, svernano in opportuni ripari tra le screpolature della corteccia. In ambienti confinati si sono osservate anche due generazioni con formazione dei nuovi adulti in autunno.In Grecia questa cocciniglia è considerata un insetto utile, poiché circa il 60 % della produzione di miele locale è ottenuto proprio dalle api che si nutrono della sua melata formatasi sui pini da essa colonizzati.
Viceversa ad Ischia la presenza del fitomizo in questione risulta notevolmente dannosa sia per i danni diretti, sia per i danni indiretti prodotti alle piante attaccate.

Infatti, come già specificato in premessa, alla suzione della linfa, che già di per sé può essere causa di indebolimento notevole delle piante infestate, soprattutto se trattasi di pini secolari, si aggiunge la copiosa produzione della melata, che costituisce in ottimo substrato di sviluppo per i vari agenti delle fumaggini (Capnodium spp., Limacinia spp., Alternaria spp., ecc.), per cui sia il tronco che i rami si ricoprono di questa patina nerastra, mentre le foglie, in breve tempo, imbruniscono e disseccano in parte o del tutto. Infine, la pioggia di goccioline di melata e di abbondanti fioccosità cerose, di cui sono ricoperte sia gli stadi giovanili che le femmine adulte, che cade dalle chiome dei pini su cui si è insediata questa cocciniglia rappresenta uno sgradevole inconveniente, particolarmente fastidioso nelle aree turistiche e di trattenimento (ville comunali, parchi pubblici, giardini e terrazze di alberghi, caffè all'aperto, ecc.) e compromette del tutto la fondamentale funzione ornamentale e ricreativa che è attribuita alle essenze di pino presenti ormai circa 150 anni (quando i primi pini domestici furono impiantati ad Ischia ad opera del valente botanico Gussone) sul ampie aree del territorio dell'isola partenopea.

Criteri e modalità generali di intervento per il controllo delle infestazioni prodotte dalla Cocciniglia greca

Le tecniche per il contenimento della Marchalina hellenica sono basate su misure a carattere preventivo e su misure a carattere curativo.

Le prime sono, fondamentalmente, volte ad evitare il diffondersi degli attuali focolai di infestazione verso zone ancora immuni, nonché a migliorare le condizioni vegetative generali delle essenze arboree del gen. Pinus, ponendo in essere una serie di interventi di tipo agronomico e selvi-colturale.

Tra le misure atte a prevenire l'espandersi dei focolai esistenti di questa cocciniglia si annoverano quelle espressamente riportate nello specifico decreto di lotta obbligatoria (D.M. 27 marzo 1996 ”Lotta obbligatoria contro la cocciniglia Marchalina hellenica Genn., nel territorio della Regione Campania “), che sono le seguenti:

  • divieto di trasporto di piante o parti di piante infestate sia nell'ambito dell'isola di Ischia che da questa a tutto il territorio nazionale;
  • obbligo di eseguire la potatura delle piante infestate sotto il controllo del Servizio Fitosanitario Regionale, che dovrà verificare l'avvenuta distruzione sul posto di tutto il materiale vegetale di risulta;
  • obbligo della tempestiva denuncia dei nuovi focolai di infestazione al Servizio Fitosanitario Regionale da parte dei proprietari dei terreni in cui si trovano le piante infestate.

Invece, gli interventi di tipo agronomico e selvi-colturale che possono contribuire, da un lato, a porre le piante di pino in un migliore stato vegetativo e, dall'altro, a contenere direttamente pullulazioni in atto del dannoso fitomizo in questione, sono, in linea di massima, quelli sotto elencati:

  • esecuzione periodica di accurate potature di sfoltimento delle chiome, nel corso delle quali si provvederà ad eliminare i rami secchi o comunque danneggiati per cause diverse, nonché quelli maggiormente infestati dalla M. hellenica, seguite dalla rapida distruzione, a mezzo bruciatura, di tutti i residui della potatura stessa;
  • diradamento delle aree coniferate, laddove vi sia una densità eccessiva di soggetti a dimora;
  • miglioramento delle condizioni pedologiche, evitando un calpestio pedonale e/o veicolare frequente ed eccessivo, che determina un marcato compattamento del suolo;
  • realizzazione di apposite aiuole nelle zone pedali delle piante di pino o ampliamento di quelle esistenti se si ravvisa che gli apparati radicali delle piante stesse non hanno a disposizione un sufficiente volume di terreno;
  • appropriata cura del sottobosco, eliminando in ogni caso le specie invasive ed a carattere infestante, che comunque sviluppano una considerevole competizione idrico-nutrizionale con le essenze di pino, e favorendo, invece, l'incremento della flora nettarifera (di cui può anche essere prevista la semina nelle radure) per favorire l'insediamento degli entomofagi;
  • ricorso, nelle annate a decorso particolarmente caldo e siccitoso e per alcuni gruppi di piante ritenute di particolare pregio, ad irrigazioni di soccorso.

Per quanto attiene le misure a carattere curativo, ovvero basate sull'impiego di prodotti fitosanitari, è necessario fare presente che, pur non mancando un nutrito gruppo di tali prodotti che possono risultare molto efficaci nel controllo delle infestazioni prodotte dalla Marchalina hellenica, il ricorso alla maggior parte di essi appare poco proponibile

Infatti, sussistono notevoli vincoli sia di carattere legislativo, poiché, ai sensi delle vigente legislazione in materia, la possibilità di utilizzo di prodotti fitosanitari in ambito urbano è fortemente limitata, sia di tipo tossicologico e sanitario, derivanti dal fatto che la maggioranza delle piante attaccate presenti sul territorio ischitano si trova a ridosso, o, comunque, nelle immediate vicinanze, di luoghi, quali abitazioni private, vie di transito o esercizi pubblici (alberghi, ristoranti, bar e ritrovi vari) sempre molto frequentati, anche a causa della notevole presenza turistica, che si registra sull'isola durante tutto il corso dell'anno. Pertanto, si ritiene che gli unici interventi fitoiatrici idonei per le piante infestate da Cocciniglia greca possano essere i seguenti:

1) La legna infestata va subito distrutta e non conservata come legna da ardere

2) Trattamenti con prodotti a base di oli minerali bianchi (detti anche “leggeri” o “estivi”). Tali trattamenti vanno praticati nella tarda primavera (maggio –giugno), utilizzando una pompa a funzionamento manuale con lancia ed avendo cura di irrorare in maniera accurata ed uniforme il tronco e la chioma delle piante. Inoltre, per evitare potenziali fenomeni di fitotossicità, l'irrorazione va eseguita nelle ore più fresche della giornata e si può operare da terra o con l'ausilio di piattaforme elevatrici, a seconda dell'altezza della piante. Infine, allo scopo di ottenere un migliore e più duraturo controllo della Marchalina, è consigliabile, nel corso del periodo indicato, ripetere il trattamento di cui trattasi dopo 8-10 giorni, per almeno due o tre volte.

3) Lavaggi con getti d'acqua a pressione. Anche questo tipo di intervento deve essere effettuato nella tarda primavera (maggio - giugno), facendo ricorso a pressioni di esercizio elevate e curando che con l'irrorazione siano raggiunti in maniera accurata ed uniforme tutte le parti del tronco, delle branche e della chioma. Il trattamento, come nel caso precedente, va effettuato da terra o con l'ausilio di piattaforme elevatrici mobili, a seconda delle dimensioni della pianta. Maggiore efficacia si ottiene con la ripetizione degli interventi a cadenza settimanale per la durata di un mese circa. In particolare, andranno sottoposti ai lavaggi con sola acqua i pini ubicati nelle immediate vicinanze di abitazioni ed esercizi pubblici, nonché quelli prospicienti alle strade soggette ad intenso transito veicolare e pedonale, mentre in tutte le altre situazioni sarà opportuno ricorrere ai trattamenti con gli oli bianchi. Si sottolinea che per sortire risultati apprezzabili dal ricorso ai trattamenti innanzi descritti, è fondamentale che essi siano eseguiti in concomitanza con l'epoca di massima schiusura delle uova e conseguente comparsa delle giovani neanidi di I età, le quali, appena sgusciate, non essendo ancora ricoperte dalle dense produzioni cerose e compiendo la dispersione attiva all'interno delle chiome per ricercare il sito migliore nel quale fissarsi ed alimentarsi, risultano particolarmente vulnerabili. Tale epoca, come già accennato, cade in maggio – giugno, ma comunque ciascun anno, per ottimizzare l'efficacia degli interventi, va attentamente verificato, in relazione all'andamento meteorologico, il ciclo biologico della Marchalina hellenica peculiare di quella determinata annata. Inoltre, anche nel caso di questo fitofago, per pervenire ad un suo efficace controllo, bisogna provvedere ad eseguire i relativi interventi di contenimento, di cui detto sopra, non in maniera sporadica, ma bensì sistematicamente tutti gli anni.

Tra gli interventi di tipo curativo a cui si può fare ricorso per il contenimento delle infestazioni del fitomizo in questione merita un cenno il metodo dell'endoterapia. Tale metodo, comunque notevolmente costoso, è stato adottato alcuni orsono per trattare alcuni pini ubicati nel Comune di Ischia molto infestati da M. hellenica, ma non ha sortito all'epoca risultati duraturi ed apprezzabili. Tra l'altro, con le tecniche endoterapiche in uso fino a pochissimi anni addietro, si venivano a creare ferite provocate dai fori di iniezione, la cui cicatrizzazione, soprattutto nel caso di piante di conifere, risultava estremamente lenta e difficoltosa. In proposito vi è, infatti, da rilevare che tutte le ferite e, quindi, anche i fori di iniezione poco e mal cicatrizzati, rendono le piante più esposte all'aggressione di altri parassiti, soprattutto fungini, costituendo difatti un sito di ingresso privilegiato per la penetrazione delle spore di vari miceti, agenti, in particolare, di carie del legno, cancri corticali ed anche marciumi del colletto e delle radici.

Infine, si ritiene utile richiamare l'attenzione su alcune imprescindibili misura di profilassi generale da adottare con scrupolosità nel caso in cui venga deciso di ripiantumare piante del genere Pinus nelle zone di Ischia dove si provvederà ad eseguire gli interventi sopra specificati di contenimento delle pullulazioni in atto di scolitidi. In particolare, al momento della messa a dimora delle giovani piante di pino, bisognerà verificare che esse siano assolutamente indenni dalla presenza di M. hellenica. A tal fine si dovrà acquistare detto materiale di riproduzione presso vivai autorizzati ai sensi della vigente normativa fitosanitaria, non tralasciando, a titolo precauzionale, di sottoporre comunque ad un accurato esame visivo prima dell'impianto le piantine di pino appena acquistate.

Il presente testo è tratto dalle: “Linee guida per interventi urgenti nelle pinete dell'isola d'Ischia, finalizzati al contenimento delle infestazioni in atto di coleotteri corticicoli (Tomicus dèstruens ed Orthotomicus erosus) e di omotteri fitomizi (Marchalina hellenica)”.